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Posts Tagged ‘scarpe vegane’

Da qualche tempo ho avviato una ricerca nel piccolo mondo delle “scarpe vegane”, ossia calzature realizzate interamente con materiali cruelty free, di provenienza non animale. Inutile dirvi quanto sia difficile trovare informazioni utili su una realtà che appare in crescita, ma che spesso viene definita “di nicchia”, come se dovesse essere dedicata solo a chi ha scelto di seguire un’alimentazione di tipo vegetariano/vegano: non è così, ma non voglio essere io a convincervi, preferisco lasciar parlare lo staff de “Il Gatto con gli Stivali”, un piccolo negozio molto accogliente che si trova qui a Roma, nel cuore del quartiere San Lorenzo, specializzato proprio nella vendita di scarpe e borse vegan friendly.

borsa ecoist 2011

Ho realizzato personalmente l’intervista che trovate qui sotto, alla fine troverete una piccola sorpresa fotografica, non pensavate che avrei resistito davanti ad un bel paio di scarpe, per giunta cruelty free!?

pochette ecoist 2011

Come è nata l’idea di creare un negozio in cui vendere solo prodotti cruelty free? Raccontateci la vostra storia!

L’idea di creare un negozio completamente cruelty-free (cf) è in effetti una scommessa un pò azzardata dal punto di vista commerciale nel difficile settore delle calzature. Il Gatto con gli Stivali nasce, in qualche modo, “al contrario” rispetto alla maggioranza delle imprese: infatti a partire dalla cultura e dalla pratica vegetariana (ebbene sì! L’ingenua vivacità degli animaletti ci commuove!) abbiamo pensato che un contributo alla riduzione dell’utilizzo degli animali nella realizzazione di oggetti di uso comune  potesse venire, tra le tante cose, da un negozio specializzato in calzature di materiali alternativi al cuoio che, da quanto ci risultava, non sembrava ancora essere stato realizzato in Italia. Confortati poi dai dati sulla più ampia diffusione delle pratiche vegetariane e vegane rispetto a qualche anno fa, dal percepire attorno a noi una sempre maggiore attenzione alle tematiche etiche ed ambientali, dall’idea che in effetti le calzature, nonostante la diffusione dell’e-commerce, rimangono un articolo ancora adatto a essere venduto in negozio, abbiamo deciso di accettare questa sfida. Certo, per facilitarci la vita, avremmo potuto pensare ad un negozio “ibrido” che affiancasse i nostri marchi cf alle calzature tradizionali, ma abbiamo pensato che un pò di rigore, oltre a soddisfare la nostra esigenza di coerenza ci avrebbe premiato presso la nostra clientela di riferimento e non avrebbe comunque posto alcuna distanza nei confronti di chiunque volesse accostarsi a questi nuovi prodotti. Per considerazioni analoghe abbiamo deciso di non proporre modelli cf di case che producono anche calzature in pelle: avremmo potuto in effetti ampliare la gamma degli articoli da poter offrire, ma vogliamo essere riconoscibili e chiari con tutti e fino in fondo dalla parte dei nostri amici animali! I nostri clienti lo capiranno!
E’ stato difficile scovare i marchi che producono scarpe e accessori senza componenti animali, non soltanto per i materiali esterni, ma anche per collanti, etc? 


Da diversi anni esistono marchi sia esteri che italiani che servono la comunità vegana e vegetariana. Sono aziende presenti su internet ma molto interessate a individuare nuovi canali distributivi anche sui mercati locali e che garantiscono l’utilizzo di materiali di origine non animale in tutta la linea produttiva, in ogni fase e in ogni componente della lavorazione.
Non è stato quindi particolarmente difficile individuare i produttori che ci interessavano, contattarli e in qualche caso andarli a trovare.

scarpe vegane stivaletti vegani
E’ quindi possibile creare prodotti cruelty free al 100%; perché, secondo voi, sono poche le aziende che si prestano a farlo? E perché sono poco pubblicizzate nelle riviste di moda?


Il business della carne e del pellame è colossale, con fortissime economie di scala e con enormi costi ambientali che però nessuno paga, quindi è molto redditizio. La microfibra adatta a realizzare le calzature (un materiale simile al pile ma ad elevata tecnologia che deve essere traspirante, resistente e dotato di elevata impermeabilità, oltre che bello) ha invece un costo relativamente elevato e soprattutto si confronta con una domanda che rimane contenuta: infatti non a tutti è nota l’esistenza di materiali alternativi al cuoio e in ogni caso le nostre abitudini di consumo ci inducono a ritenere “pregiate”, “naturali”, “artigianali” e quant’altro le sole calzature in pellame. Di conseguenza il business delle scarpe cf è ancora molto piccolo e l’incentivo per le imprese a spostarsi su questi tipi di produzione è molto debole, basato in gran parte su convinzioni personali. D’altronde i messaggi che provengono dalla moda e dalla stampa specializzata non contribuiscono certo ad informare il pubblico in maniera non distorta: la clientela interessata alle calzature cf non ha ancora raggiunto quella massa critica che possa renderla un target interessante per le logiche della comunicazione di settore, soprattutto se confrontato con le risorse che si possono ottenere promuovendo i prodotti fashion dei più potenti marchi della mega-industria della pelle.
Secondo voi è vero che se un prodotto è realizzato senza componenti animali è automaticamente di bassa qualità, e nocivo per l’ambiente?


Per quanto attiene alla qualità non possiamo che invitare i vostri lettori a venire a provare le calzature che proponiamo! Secondo noi  sono molto belle e praticamente indistinguibili da quelle tradizionali da tutti i punti di vista, sia nelle versioni lucide che opache. La tecnologia attualmente impiegata per realizzare la microfibra dà un prodotto traspirante e resistente, morbido e dotato di buona impermeabilità, del tutto anallergico, lucidabile, colorabile già in fase di produzione e sagomabile per i vari usi industriali. E’ inoltre ormai possibile simulare qualsiasi tipo di materiale  per soddisfare anche la clientela più glamour. La realizzazione di scarpe e accessori avviene quindi con le stesse procedure utilizzate nell’industria calzaturiera tradizionale, sostituendo il pellame conciato con la microfibra in ogni fase della lavorazione. Anche le cuciture possono essere realizzate attraverso filo di nylon, anzichè di midollo. Per le suole viene utilizzata la gomma, ottima anche riciclata.
Dal punto di vista ambientale, la realizzazione di calzature in materiali di origine non animale può superare teoricamente la necessità di disporre di ampi quantitativi di cuoio per soddisfare la domanda di capi di abbigliamento per l’uomo e contribuire ad eliminare le peggiori forme di allevamento, quello intensivo: importanti vantaggi discenderebbero dalla riduzione dell’impatto ambientale della zootecnia, dall’eliminazione di agenti inquinanti legati al ciclo dell’industria della concia e colorazione delle pelli e, in generale, dalla minore entropia alimentare intesa come riduzione delle risorse impiegate nella produzione di derivati animali per i consumi umani. Le controindicazioni all’uso della microfibra discendono dal fatto che i poliammidi di cui è composta sono comunque derivati del petrolio, con tutto quello che ciò comporta: il petrolio è una sostanza inquinante, che anche laddove non viene disperso nell’ambiente, con l’estrazione determina fuoriuscita di acque fossili e putride che si riversano nel mare e nell’ecosistema. Ed è spesso causa di guerre. E’ ora però possibile (anche se con costi leggermente più alti) ottenere microfibra di elevata qualità attraverso il riciclo delle plastiche comuni, il che può ovviare ai principali problemi di sostenibilità ambientale di questo materiale (che anche nella versione “non riciclata” rimane comunque pienamente “riciclabile”). In prospettiva, occorrerebbe quindi valutare l’effettivo saldo dell’impatto sull’ambiente di un ipotetico ciclo di produzione di massa delle scarpe in microfibra (leggere nella fase di produzione e riciclabili ma dipendenti dall’approvvigionamento e dal trattamento del petrolio) e di quelle in pelle (inquinanti per le forme di allevamento intensivo che i consumi di massa richiedono e l’impiego massiccio della chimica nella fase di concia e colorazione).


Spesso si giustificano i prezzi elevanti delle scarpe in pelle perché realizzate con materiali di “lusso”: si può fare la stessa distinzione anche per i materiali vegan friendly?


Innanzitutto la gran parte delle scarpe che proponiamo possono essere considerata di fascia di prezzo medio, con solo qualcosa di più costoso. Come già accennato sopra il “lusso” per un prodotto vegan-friendly può anche essere di tipo “etico”, ovvero incorporato nell’impatto ambientale che il materiale utilizzato può determinare: a parità di qualità e di aspetto la microfibra riciclata è leggermente più cara di quella “nuova”, forse perché al momento si caratterizza per minori volumi di produzione . Chi la sceglie potrebbe quindi anche farlo a favore dell’ambiente (oltre che degli animali). Va però precisato che prodotti vegan-friendly di prezzo più contenuto sono anche le calzature in pvc, in nylon, in similpelle/sky che rispettano gli animali ma non sono traspiranti né particolarmente resistenti, oppure quelle di tela, che però sono non impermeabili e generalmente poco calde per l’inverno, nonché considerate eccessivamente informali. Si può pertanto dire che anche tra le calzature cf si possa parlare di prodotti di lusso in base alla combinazione delle particolari caratteristiche qualitative che lo individuano (comfort/design/materiale). Un ulteriore aspetto che può caratterizzare i prodotti di lusso consiste nelle pratiche di lavoro adottate per la produzione: i nostri principali fornitori producono in Italia o nei paesi dell’Unione Europea, con tutte le forme di tutela del lavoro previste dalle leggi; gli altri, che lavorano al di fuori dall’Europa, garantiscono l’adozione di contratti di lavoro equosolidali e l’esclusione di forme di dumping sociale nei loro stabilimenti. Pensiamo quindi che si possa dire che, rispetto alle scarpe in pelle di bassissimo prezzo che si possono trovare su internet o nei negozi , le calzature cf che proponiamo possono essere considerate un prodotto di alta gamma (a prezzo comunque accessibile) che il consumatore sensibile alle tematiche degli animali e del lavoro dell’uomo decide consapevolmente di permettersi.
Il vostro obiettivo per il futuro del vostro negozio?


In questo momento siamo assolutamente ancora nella fase di avviamento: quindi il nostro obiettivo immediato è farci conoscere e far conoscere i nostri prodotti ad un pubblico più vasto possibile. L’obiettivo finale, anche in conseguenza delle motivazioni che ci hanno portato a costituirci, è poi quello di riuscire a gestire il negozio assicurando la copertura dei costi, in modo che l’attività riesca a mantenersi nel tempo in equilibrio economico e far venire più persone possibili a contatto con il potenziale innovativo delle nostre calzature. In definitiva, scarpe e accessori cf costituiscono ancora una novità (abbastanza rivoluzionaria) per l’industria calzaturiera e forse una possibile risposta ad alcuni problemi di sostenibilità ambientale. Ci stiamo impegnando: pensiamo che il nostro negozio possa veicolare l’idea di un rapporto più equilibrato tra l’uomo e gli animali, oltre che un messaggio di maggiore compassione e comprensione dei diritti di tutte le specie che abitano il pianeta. Comprare un bel paio di scarpe senza far male a nessuno, vi assicuriamo, è una bella soddisfazione!

ecoist

Le foto che vedete nel post sono state scattate da Cris, già, proprio lei: ho voluto portarla con me sabato mattina in negozio, proprio per potervi garantire anche una seconda opinione oltre alla mia, non legata agli ideali vegetariani e vegani, non vedo l’ora di sentire cosa vi racconterà, in particolare di un certo paio di sandali che l’ha tentata nonostante le temperature non proprio estive…

sandali beyond skin

Quello che posso dirvi è che le scarpe che ho toccato con mano sono di una qualità eccezionale: niente a che vedere con le calzature cinesi realizzate in ecopelle che tutte abbiamo acquistato in giro per mercati e fiere. Si tratta di scarpe realizzate con materiali innovativi e altamente tecnologici, che garantiscono una morbidezza simile a quella della pelle solitamente utilizzata.

scarpe beyond skin pump

Come vi ho fatto intendere ho ceduto alla tentazione del mio primo paio di decolletè Beyond Skin: sono realizzate con una speciale microfibra lavorata fino ad ottenere l’aspetto della pelle di rettile, tanto in voga quest’anno, una bella provocazione, non trovate? Dalle foto non si vede ma anche al tatto sembra pitone, sono così contenta di aver potuto abbracciare il trend dell’inverno senza aver causato la morte di nessun adorabile serpente!

beyond skin scarpe

Nelle foto inserite nell’intervista avrete sicuramente notato le pochette del marchio Ecoist, realizzate con carte di caramelle, crackers e biscotti, e una borsa a tracolla nera che ha sconvolto me e Cris: al tatto era di una morbidezza unica, sembrava in pelle ed invece è stata realizzata con… la plastica delle bottiglie d’acqua! Incredibile, vero? E’ del marchio Matt&Nat, e credo che sia un’ottima idea regalo per le prossime feste, originale e bio!

Se siete a Roma vi consiglio caldamente di andare a provare di persona le scarpe proposte da “Il Gatto con gli Stivali”, ci sono anche modelli da uomo, quindi non avete davvero scuse, lo staff è molto disponibile e sono certa che rimarrete piacevolmente stupiti, è proprio vero che comprare l’ennesimo paio di scarpe sapendo che è cruelty free fa sentire un pò meno in colpa, soprattutto perché non ha niente da invidiare alle sorelle in pelle 🙂

Il Gatto con gli Stivali

Via dei Marsi 16, Roma

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La notizia che la maison Dior ha creato diversi modelli di scarpe vegane per Natalie Portman, ultima testimonial del profumo Miss Dior Cherie (a breve si chiamerà solo Miss Dior, come una delle prime fragranze che si trasformerà in Miss Dior Original) ha fatto il giro del mondo, provocando un moto di speranza nei cuori vegetariani e vegani dei cinque continenti. Purtroppo si è trattato di un caso isolato, le scarpe non verranno messe in vendita perché sono state realizzate solo per l’attrice, vegana convinta da anni; ad oggi l’unico marchio di moda rinomato e di successo che crea prodotti cruelty free rimane Stella McCartney: le fashioniste di tutto il mondo sfoggiano con orgoglio la borsa Falabella, uno dei modelli più amati, ma quante di loro l’hanno scelta perché eco? Nessuna temo, ma non vorrei sembrare pessimista, non è da me.

E’ strano che nel 2011 manchi ancora un mercato dedicato a chi vuole poter scegliere di indossare accessori cruelty free, le grandi maison fanno a gara per stupire fashion editors e consumatori per conquistare nuovi proseliti, ma nessuno ha avuto il coraggio di lanciarsi in questa nuova fetta di mercato, che, vi garantisco, è più sostanziosa di quanto sembra. Alcuni sostengono che ancora non esistono materiali di qualità eccellenti e cruelty free allo stesso tempo, quindi il gioco non vale la candela, ma ne siamo certi? Nel web esistono diversi siti che propongono abbigliamento e accessori eco, ma quasi tutti presentano modelli classici, e, siamo sinceri, piuttosto noiosi: per questo credo che il primo passo debba provenire dall’alto, se i grandi designer proponessero scarpe alla moda il concetto di vegan shoes prenderebbe piede e anche i piccoli artigiani verrebbero spinti a creare oggetti moderni e di qualità; le scarpe realizzate in Cina sono prive di materiali proveniente dagli animali, ma non sono esattamente comode e durevoli, non credete? E comunque sono realizzare con metodi e sostanze tutt’altro che eco.

Il mio sogno sarebbe poter calzare un paio di scarpe firmate, lussuose, eleganti, sensuali e cruelty free, dite che è impossibile? Io resto fiduciosa, sono pur sempre un’ottimista 😉

Qui sotto potete trovate una mini guida tratta dal sito di “Di Romeo”, un rivenditore di scarpe eco Made in Italy… impossibile is nothing!

I vegetariani in Italia sono sei milioni. Realizzare e vendere prodotti animalisti non vuole significare mancanza di stile e di qualità.

Il consumatore dRv può avere ogni età, è salutista, attento alla moda, sensibile ai temi sociali ma non per questo rinuncia ai piaceri della vita. È dinamico, curioso, sportivo, ama la compagnia degli amici.
Per il consumatore dRv la scarpa è un accessorio moda a tutti gli effetti che può dire molto sulla persona ed è veicolo di rappresentazione di se stessi.

I consumatori vegani-vegetariani aggiungono anche un sentimento di soddisfazione morale, una sorta di completamento e di appagamento per la sicurezza e la garanzia di essere sicuri che siano effettivamente prodotti senza alcuna componente animale all’interno.

Nel sito c’è anche un piccolo schema per riconoscere le scarpe vegan-friendy, ecco qualche info:

Per riconoscere le scarpe acquistabili nei negozi non specializzati in scarpe vegetariane occorre far riferimento all’etichetta che contiene le informazioni sulla composizione delle 3 parti della calzatura: tomaia, rivestimento della tomaia e suola interna, suola esterna.

I simboli dei materiali utilizzati generalmente nel commercio di calzature sono quattro: il primo identifica il cuoio ed è costituito dal disegno in miniatura di una pelle conciata intera. Il secondo identifica il cuoio rivestito (è considerato un materiale più scadente) ed il simbolo è un disegno in miniatura di una pelle conciata intera con un buco romboide al centro. Il terzo identifica le materie tessili naturali e sintetiche o non tessute. E’ costituito da un disegno raffigurante una specie di reticolato. Il quarto identifica ogni altro materiale come para o gomma. E’ costituito da un semplice rombo. Solo questi ultimi due simboli identificano dunque dei componenti non animali.

Il problema è che le informazioni devono riguardare l’80% del materiale mentre per il restante 20% non è necessario specificare il materiale usato. In molti casi vengono utilizzati sottopiedi che contengono polveri di cuoio, come pure i puntali e i contrafforti che, essendo inseriti tra la tomaia e la fodera non possono essere individuati.

Una calzatura che presenti l’etichetta dell’immagine, potrebbe quindi contenere il 20% di materiale di origine animale! E’ importante quindi cercare di capire “a occhio” se è possibile che essa lo contenga, e se non si è sicuri è meglio non acquistare il prodotto.

 

 

Secondo voi arriverà il giorno in cui anche le maison abbandoneranno la pelle in favore di nuovi materiali? In tanti ancora fanno sfilare le pellicce, quindi sarà dura, ma se qualcuno avesse il coraggio di iniziare….

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